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I sapori del Parco Nazionale della Sila

I sapori del Parco Nazionale della Sila

Scopri di più su il Parco Nazionale della Sila: la sua posizione, i suoi sapori

Il territorio della Sila è stato decretato Parco Nazionale nel 2002. È stato uno dei primi cinque parchi in Italia e si estende dal nord al sud dell’entroterra calabrese. L’immaginario collettivo identifica la Sila come una terra perennemente coperta dalle nevi – seppur situato in una delle regioni più miti d’Italia e d’Europa -, una terra abitata dai lupi e da suggestivi laghi. E proprio in questa terra crescono i migliori funghi dell’Italia meridionale e perpetua una tra le più marcate e identitarie tradizione gastronomiche. Addentrandosi all’interno del parco, potete visitarlo qui, ci si trova in un mondo fantastico.  Il Parco Nazionale della Sila in tutte le stagioni dell'anno offre al visitatore uno scenario mutevole e di straordinaria bellezza. La sezione "Cosa Vedere" vuole offrire ai visitatori del sito le informazioni necessarie per muoversi all'interno del territorio del Parco, mostrando le informazioni su: centri di visita, musei tematici, itinerari a contatto con la natura e Centri ambientamento e diffusione della fauna. Cosa fare una volta arrivati in questi luoghi? Divertirsi e ritornare a gustare il piacere delle cose semplici. Qui è possibile farlo. Il Parco Nazionale della Sila riesce a soddisfare nel corpo e nello spirito queste necessità. Si possono praticare una moltitudine di attività sportive: andare in bicicletta, a cavallo o con gli sci, passeggiare con il binocolo a tracolla e le mappe in tasca, con i pattini ai piedi o con i piedi in acqua, sfidare l’ebbrezza del volo o solcare con la vela i laghi della Sila.

I sapori della Sila: dalla ‘nduja alla pitta ‘mpigliata

L’enogastronomia silana è una vera e propria tradizione di famiglia. Qui si alleva il maiale nero e la curiosità è che difficilmente, anzi raramente, s’incontrano grandi aziende di trasformazione e produzione alimentare, ma sono i piccoli agglomerati che lavorano la carne di maiale, raccolgono funghi, pomodori, uva, olive. C’è una spiegazione antropologica a questo. Questi prodotti, un tempo, servivano alla popolazione dei piccoli centri silani per sopravvivere nel lungo e rigido inverno. E sono le famiglie a produrre prelibatezze come ad esempio i capicolli, i prosciutti di montagna e la famosa soppressata calabrese, la cui preparazione è una vera arte della norcineria tramandata di padre in figlio. Viene fatta oltre che con la carne di maiale con l’aggiunta di sale, pepe e peperoncino.Dello stesso stampo è il salume-stemma della Calabria: la ‘nduja. Dal gusto piccantissimo ma irraggiungibile in dolcezza. Tante le conserve e i sottoli di verdure, soprattutto per funghi e peperoni. Da assaggiare è il caciocavallo silano, il formaggio calabrese per eccellenza dal gusto inconfondibile. È fatto con latte vaccino e ha la tradizionale forma di uovo strozzato. Divini anche se parecchio calorici – ma il clima lo richiedeva - i dolci; le massaie usano prepararli in base alle festività. Per esempio la “pitta ‘mpigliata” è un tipico dolce natalizio fatto con pasta sfoglia, uva passa, noci e mandorle, aromatizzato con Marsala, chiodi di garofano, cannella e bucce di arancia essiccate. Una tradizione, questa della Sila, tutta da vivere e gustare.

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