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Il mito di Scilla e Cariddi

Scilla e la Costa Viola: mito, leggenda e bellezza senza tempo

Scilla è uno dei borghi più suggestivi della Calabria, una località che unisce mare cristallino, panorami emozionanti e un patrimonio mitologico unico. Situata sulla Costa Viola, affacciata sullo Stretto di Messina, è legata alla leggenda di Scilla e Cariddi, due figure mitiche raccontate da Omero nell’Odissea. Passeggiando tra le case dei pescatori di Chianalea, ammirando il Castello Ruffo o rilassandosi sulla spiaggia di Marina Grande, si percepisce come mito e realtà si intreccino in un racconto ancora vivo. Visitare Scilla significa vivere un’esperienza autentica, fatta di storia, natura e sapori mediterranei. Un luogo ideale sia per chi cerca relax al mare, sia per chi vuole scoprire la cultura locale, tra vicoli pittoreschi, tradizioni marinare e tramonti indimenticabili. Un viaggio che diventa narrazione, tra leggende antiche e l’emozione di un paesaggio senza eguali. 

Il mito di Scilla e Cariddi nello Stretto di Messina: simboli, interpretazioni e luoghi reali

Il mito di Scilla e Cariddi è uno dei racconti più potenti dell’Odissea, capace di spiegare attraverso immagini leggendarie i fenomeni naturali dello Stretto di Messina. Scilla, originariamente una ninfa, viene trasformata in mostro marino, appostata sulle rocce calabresi. Di fronte a lei, sulla sponda siciliana, Cariddi rappresenta il gorgo che inghiotte il mare. Per i navigatori antichi, attraversare lo Stretto significava affrontare un passaggio rischioso, segnato da correnti impetuose e venti mutevoli. Da questa esperienza nasce il detto “tra Scilla e Cariddi”, sinonimo di dover scegliere tra due pericoli.  

Il quartiere di Chianalea, con le sue case “a filo d’acqua” e i ristoranti che sembrano sospesi sul mare, è un luogo dove mito e quotidianità si intrecciano. Qui i pescatori tramandano ancora la tradizione del pesce spada, tipico dello Stretto, che da secoli caratterizza la cucina locale.  

Il mito di Scilla e Cariddi, quindi, non è soltanto un racconto del passato, ma una chiave per comprendere il rapporto tra l’uomo e il mare. È un invito a riflettere sul coraggio, sulla paura e sulla capacità di affrontare l’ignoto. 

In questo senso, Scilla rappresenta non solo una meta turistica, ma anche un luogo simbolico, che continua a raccontare storie universali attraverso il suo paesaggio. 

Cosa vedere e fare a Scilla: borghi marinari, spiagge e tradizioni autentiche

Scilla è una destinazione che unisce mito e turismo, offrendo esperienze autentiche a chi sceglie di visitarla. La prima tappa è senza dubbio il Castello Ruffo, arroccato su uno sperone di roccia. Questo edificio domina lo Stretto di Messina e regala uno dei panorami più suggestivi della Calabria. Visitandolo al tramonto, si comprende perché la costa prenda il nome di “Viola”: le tonalità del cielo e del mare creano scenari indimenticabili.  

Il quartiere di Chianalea è una delle attrazioni principali: chiamato anche “la piccola Venezia del Sud”, affascina per i suoi vicoli stretti, le case a ridosso del mare e le trattorie con tavoli sospesi sull’acqua. Passeggiare tra le sue stradine significa respirare la vera identità marinara di Scilla, fatta di reti, barche e storie di pescatori.  

La spiaggia di Marina Grande è perfetta per famiglie e amanti del mare. Lunga e sabbiosa, offre acque limpide e un fondale che digrada dolcemente. Qui si concentrano anche locali, bar e stabilimenti balneari, rendendola il cuore della vita estiva.  

Tra le esperienze da non perdere ci sono i tour in barca lungo la costa, che permettono di osservare Scilla da una prospettiva privilegiata, e le immersioni o lo snorkeling nelle acque trasparenti dello Stretto. Gli appassionati di cucina, invece, non possono rinunciare a una food experience a base di pesce spada, simbolo gastronomico del borgo.  

Per chi ama i percorsi culturali, il borgo offre anche botteghe artigiane e piccole cantine dove degustare vini calabresi. 

La combinazione tra paesaggi naturali, leggende, mare e tradizioni rende Scilla una tappa imprescindibile per chi visita la Calabria. Non è un semplice borgo marinaro, ma un luogo che racchiude un’identità unica, capace di unire mito e quotidianità. 

Consigli pratici per visitare Scilla: quando andare, come arrivare e dove dormire

Organizzare un viaggio a Scilla è semplice, ma ci sono alcune informazioni utili per viverlo al meglio.  

Quando andare: il periodo ideale è tra maggio e giugno o settembre e ottobre, quando il clima è mite e il borgo meno affollato. Luglio e agosto rappresentano l’alta stagione: la vitalità del paese è massima, ma è necessario prenotare per tempo alloggi e ristoranti. In inverno e inizio primavera, invece, si vive un’atmosfera più raccolta, ideale per viaggiatori in cerca di tranquillità e per fotografi.  

Come arrivare: l’aeroporto più vicino è quello di Reggio Calabria, ben collegato a Scilla tramite treni regionali e autobus. Anche l’aeroporto di Lamezia Terme è una valida opzione. In treno, Scilla si raggiunge facilmente grazie alla linea tirrenica. In auto, basta percorrere l’autostrada A2 – Autostrada del Mediterraneo, con uscite dedicate verso Reggio Calabria e Scilla. In estate, non mancano minicrociere e noleggi barche con skipper per esplorare lo Stretto.  

Dove dormire: le opzioni variano in base allo stile di viaggio. A Chianalea si trovano strutture romantiche, perfette per coppie e amanti della fotografia. A Marina Grande si concentrano hotel e B&B ideali per famiglie, con accesso diretto alla spiaggia. Il centro storico, invece, offre soluzioni più panoramiche e tranquille, con un buon rapporto qualità-prezzo.

Consigli pratici: è utile portare scarpe comode per affrontare i dislivelli dei vicoli, una giacca antivento per le uscite in barca e scarpette da scoglio per muoversi sulle coste rocciose. Non dimenticare maschera e boccaglio: i fondali di Scilla sono tra i più belli della Calabria.  

Visitare Scilla significa vivere un’esperienza che va oltre il semplice turismo balneare: è entrare in un mondo dove mito e realtà convivono, dove la bellezza del mare incontra la profondità della leggenda. È un invito a rallentare, osservare e lasciarsi raccontare una storia che continua a vivere tra le onde dello Stretto di Messina. 

 

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