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Cuccìa calabrese: ricetta tipica della Presila

Un piatto rituale della Calabria che unisce grano e comunità

La Cuccìa calabrese è molto più di una semplice ricetta: rappresenta un vero e proprio rito gastronomico che affonda le sue radici nella Presila cosentina, tra borghi in pietra, boschi di castagni e forni a legna ancora in funzione. Questo piatto a base di grano bollito, carne di capra e maiale è il simbolo della cucina contadina della zona, dove i sapori poveri si trasformano in memoria collettiva e convivialità. Il termine “cuccìa” deriva dal greco koukkìa (chicchi) e richiama la centralità del grano, cereale della vita e della rinascita. Tradizionalmente consumata nelle ricorrenze domestiche e nelle feste invernali, la Cuccìa è oggi un’esperienza enogastronomica che permette di conoscere il legame tra natura, cibo e comunità. Assaggiarla in Calabria significa scoprire i valori identitari di una terra che custodisce ancora il ritmo lento della civiltà rurale.

Origini e significati della Cuccìa: simboli, tradizioni e riti

La storia della Cuccìa affonda le radici in un tempo in cui la cucina era strettamente legata al ciclo agricolo e ai riti di passaggio della comunità. Il grano, messo a bagno e bollito lentamente, rappresenta prosperità e continuità; la carne di capra e di maiale evoca la forza e l’ospitalità; la cottura nella pignata di terracotta, accostata al forno a legna, tramanda la continuità con il mondo contadino.

Nella Presila cosentina, la Cuccìa era preparata soprattutto durante le feste invernali e in occasione di Santa Lucia (13 dicembre), quando il grano diventava simbolo di luce e abbondanza. La tradizione prevedeva una lunga lavorazione: la selezione e il lavaggio dei chicchi, l’ammollo di 24 ore con acqua cambiata più volte, la bollitura lenta e infine la cottura con carni e aromi. Ogni passaggio era accompagnato da gesti comunitari: le famiglie si riunivano, i vicini collaboravano, il piatto veniva condiviso come atto di solidarietà e coesione sociale.

La persistenza della carne di capra nella ricetta non è casuale. In Calabria, soprattutto tra Aspromonte e Presila, la capra ha rappresentato per secoli una delle proteine principali, cucinata in umido o al forno e arricchita con erbe aromatiche locali. Questo spiega perché la Cuccìa privilegi proprio questo tipo di carne, rendendola un piatto identitario della zona.

Oggi la Cuccìa non è solo cucina della memoria, ma anche simbolo turistico ed enogastronomico. Degustarla in loco significa partecipare a un rito che unisce storia, fede popolare e convivialità, scoprendo al tempo stesso un territorio ricco di natura e accoglienza.

La ricetta tradizionale: ingredienti, varianti e preparazione lenta

Preparare la Cuccìa richiede tempo, pazienza e rispetto per la tradizione. Gli ingredienti di base sono pochi ma ricchi di significato: grano bollito, carne di capra, carne di maiale, cipolla, alloro e spezie mediterranee. Alcune famiglie arricchiscono la ricetta con legumi (ceci, cicerchie) o con una spolverata di pecorino calabrese.

La preparazione segue tre fasi principali:

  1. Il grano: viene selezionato, lavato con cura e lasciato in ammollo per 24 ore. Successivamente è bollito dolcemente fino a quando i chicchi risultano morbidi ma non sfatti. L’acqua di cottura viene spesso conservata per insaporire le fasi successive.
  2. Le carni: capra e maiale vengono sbollentati per eliminare il grasso in eccesso, poi rosolati con cipolla e alloro e stufati a fuoco lento, bagnando con brodo o acqua del grano.
  3. La cottura nella pignata: il grano e le carni vengono alternati a strati nel coccio di terracotta e lasciati cuocere lentamente vicino al forno a legna. Questo metodo conferisce al piatto la sua consistenza cremosa e il tipico profumo affumicato.

Una caratteristica della Cuccìa è la sua dimensione corale: si prepara in grandi quantità (6–8 porzioni o più) e si condivide in famiglia o con il vicinato. Non è raro che la ricetta vari da borgo a borgo: alcuni aggiungono mais in grani, altri un mix di cereali che simboleggiano la benedizione dell’anno nuovo.

Chi desidera sperimentarla a casa può ispirarsi alle ricette tradizionali raccolte da fonti o portali enogastronomici regionali. Tuttavia, nulla eguaglia l’esperienza di gustarla sul posto, dove il rito della preparazione conserva ancora la sua autenticità.

Dove gustare la Cuccìa in Calabria: borghi, agriturismi e itinerari

Assaggiare la Cuccìa direttamente nella Presila cosentina è il modo migliore per comprendere la sua essenza. I borghi alle pendici della Sila, come San Giovanni in Fiore, Spezzano della Sila o Casole Bruzio, custodiscono ancora questa tradizione. Qui la Cuccìa si trova durante ricorrenze religiose e feste di paese, ma anche negli agriturismi e nelle trattorie che valorizzano la cucina contadina.

Molti locali la propongono su prenotazione, soprattutto nei mesi invernali e nei weekend, data la lunga preparazione richiesta. Durante la festa di Santa Lucia in diversi paesi della Presila è possibile assaggiare versioni autentiche, preparate secondo le ricette familiari. In attesa dei calendari ufficiali 2025/2026, conviene seguire i siti delle Pro Loco locali per aggiornamenti.

Un mini-itinerario enogastronomico può includere:

  • Mattina: passeggiata tra i castagneti della Presila e visita ai piccoli forni di pietra.
  • Pranzo: degustazione in agriturismo con menù a base di capra e formaggi locali.
  • Pomeriggio: incontro con un casaro per conoscere i segreti del pecorino calabrese.
  • Sera: cena con Cuccìa o con zuppe di legumi e cereali della tradizione presilana.

Oltre al piacere gastronomico, la Cuccìa diventa occasione per scoprire i valori culturali e spirituali del territorio, entrando in contatto con la comunità locale. Chi viaggia alla ricerca di autenticità troverà nella Cuccìa un’esperienza che unisce cibo, rito e paesaggio.

 

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